martedì 8 maggio 2012

E ARRIVARONO LE CAVALLETTE

Da giorni il circo televisivo e giornalistico ripete che Grillo è l'antipolitica e Grillo è populista. Di conseguenza diverse persone - in quanto legate ancora alle tifoserie del centrodestra, e soprattutto del centrosinistra - ripetono migliaia di volte al giorno che Grillo è populista e che Grillo è l'antipolitica. Se a ciascuno venisse chiesto di spiegare il significato di questi termini, si accorgerebbe almeno in parte di averli utilizzati in base a un "senso comune" che è interamente frutto del martellamento dei mass-media, i quali ci portano sempre a ragionare secondo schemi logici distorti.

Con "antipolitica" si intende oggi definire tutto ciò che si contrappone alla politica ufficiale, all'attuale teatrino istituzionale-partitico con i suoi riti-farsa (che poi sarebbe in teoria la vera anti-politica, nel senso di ostacolo all'agire umano che fa l'interesse della comunità). Ed appena qualcuno si proclama contro i partiti e gli schieramenti (affermando che sono oramai tutti uguali - sacrosanta verità) viene saccentemente accusato da certi “impegnati”, a prescindere dalla sua proposta programmatica, di antipolitica, cioè di essere qualunquista, reazionario e addirittura una "minaccia per la democrazia" (dando a intendere che il sistema liberaldemocratico in cui viviamo sia invece "democratico").
Con il termine "populista" viene definito qualsiasi leader o partito che si rivolga ai ceti sociali bassi e mediobassi della popolazione mediante un linguaggio semplice ed immediatamente comprensibile. Cosa che quindi sarebbe in se e per se positiva, soprattutto in un contesto di totale distacco fra politica al potere e gente comune disillusa. Come il nostro, in cui domina il "politicamente corretto", fatto di discorsi incomprensibili in politichese, di slogan conditi di parole astratte (democrazia, giustizia, eguaglianza, libertà), di antagonismi puramente di facciata riprodotti dalla televisione.

Nel caso specifico, quindi, impostare una critica del “grillismo” sulla base dell’”antipolitica” e del “populismo” è decisamente fuorviante. Il vero problema sta nei suoi fini reali e nella visione complessiva della realtà che esso propone. Come mai molti dei suoi detrattori - quelli interni al teatrino, specialmente i tifosi “di sinistra” - non lo attaccano su questi punti?
Perché la loro visione di fondo e i loro obiettivi sono proprio gli stessi di Beppe Grillo. Il grillismo è nato come versione “movimentista” e urlata dell’antiberlusconismo, la cultura politica dello schieramento del centrosinistra e dei suoi apparati di fiancheggiamento mediatico e culturale; quella forma mentis che ha distratto e rimbambito milioni di italiani con l’avversione per un ridicolo imprenditore milionario trovatosi a fare il primo ministro, mentre i suoi rivali politici nel frattempo portavano avanti un progetto criminale di smantellamento del welfare e di svendita dell’Italia ai potentati finanziari internazionali. I soliti “indignati”, dai moderati agli estremisti, non possono perciò muovere una critica a tutto tondo al grillismo, visto che con esso hanno molto in comune, ma invece si agitano scandalizzati dall’allarme giornalistico e televisivo sul “vento d’antipolitica”, che in realtà sta rendendo il leader del 5 stelle simpatico a tutti, facendogli una buona pubblicità. Quella cosa senza la quale adesso nessun panettiere, o pensionato, o giornalaia sarebbe tornato a parlare del sig. Beppe Grillo e tantomeno del suo “movimento di protesta”. Per la cronaca, anche nei servizi del Tg3 e nei programmi in stile Servizio Pubblico Grillo ha avuto i suoi bravi minuti di visibilità assicurati.

In termini di bacino elettorale - esclusi i militanti osservanti, spesso provenienti dal “popolo di sinistra” - Grillo può piacere a quegli italiani che hanno da sempre due nemici principali. Da un lato, Berlusconi  e il "berlusconismo". Dall’altro, specialmente adesso che il “fattore B.” è in declino, la casta partitocratica. Queste persone sono ossessionate dalla corruzione e dai privilegi bipartisan della classe dirigente maneggiona, e perciò hanno bisogno di seguire un capo che "gliele canti” ai politici con villa abusiva, auto blu e vitalizio da nababbo. Dopo averlo cercato senza successo fra gli esponenti di centrosinistra (sono rimasti delusi anche da Di Pietro, precursore diretto del 5 Stelle) lo hanno trovato invece in Grillo, il cui solo obiettivo davvero certo è quello di “mandare a casa” i furbacchioni condannati, indagati, o eccessivamente stipendiati.
Tutto questo non c’entra nulla con un movimento anti-sistema. Infinitamente più della casta politica ci danneggiano le oligarchie finanziarie, bancarie ed industriali, che stanno togliendo al popolo italiano la sua sovranità e che sono poi i mandanti degli stessi politici. Il malessere anti-casta è l'arma di distrazione di massa con cui queste oligarchie impediscono ai cittadini di rendersene conto, e difatti (casomai non ce ne fossimo accorti!) il taglio alla casta oggi è una priorità per Confindustria e per i portavoce dei mercati finanziari, tema al centro dell’attenzione massmediatica ed editoriale, ed oggetto di iniziative sterili e ridondanti (il moltiplicarsi di petizioni per il taglio di stipendi e sprechi, rivolte in forma di patetici appelli a Monti perché ci ascolti!). Il grillismo fomenta appunto questo sdegno anticasta, e rappresenta quindi una tanica di benzina sull’incendio dell’inganno collettivo congeniale ai poteri forti.

Si dirà che Grillo ora sta criticando qua e là la finanza e le banche. Però ha iniziato a farlo solo poco tempo fa, per l'esattezza nei mesi in cui erano evidenti i segnali di un’imminente uscita di scena del "nano" di Arcore, che quindi non avrebbe potuto più fare da spauracchio agitabile in ogni occasione con l'incombere delle ricadute della crisi finanziaria sui cittadini. Mentre un piccolo ma nutrito manipolo di studiosi, movimenti e tendenze teorico-politiche sviluppava un vero pensiero critico del sistema e anticipava il grosso dei mutamenti nazionali e internazionali che sarebbero avvenuti, per Beppe Grillo le cause dei mali dell'Italia erano ancora gli inquisiti e condannati in parlamento ed il Cavaliere, con i suoi scherani analfabeti e ladroni, insieme a un centro-sinistra "influenzato dal berlusconismo" e "troppo moderato" per cancellare leggi-vergogna e conflitto d'interessi. Questo è sempre stato il nucleo centrale della visione grillina, le cui restanti posizioni sono solo posticce e sempre assunte tardivamente. Come mai? Ma per adeguarsi all'attualità giornalistica e alle polemiche quotidiane, e anteporsi senza ritegno a personalità e movimenti che non hanno la sua stessa visibilità, ma sono molto più coerenti e lungimiranti di lui.
Grillo è una banderuola al vento, e mantiene spesso il piede in due scarpe. Va ricordato come alle scorse amministrative non prese mai provvedimenti contro i suoi rappresentanti locali che spingevano a votare per il centrosinistra nei vari ballottaggi, facendosi lui stesso sfuggire più volte fugaci apprezzamenti al candidato di turno (Emiliano, Vendola, De Magistris…) salvo poi dire di essere stato frainteso.
Va ricordato che il leader 5 Stelle, mentre tira frecciatine alle banche, contemporanemente auspica il maledetto risanamento del debito pubblico che è diventato la spada di Damocle sulle teste dei cittadini; e ultimamente parla di un referendum per uscire dall'euro, quando fino a ieri snobbava completamente la questione monetaria .
Ma il giravolta più recente e più grave di Beppe Grillo è stato quello sul governo tecnico: prima lo ha invocato (con Berlusconi ancora in carica) come soluzione per risanare il debito; poi, arrivato Monti, ha riposto fiducia in lui per il "compito ingrato" che avrebbe dovuto svolgere (sempre sanare il debito); infine, dopo alcuni mesi, si è scagliato contro di lui rientrando nelle vesti del duro e puro.

Del resto, l’ex-comico si era candidato a segretario del partito neoliberista, privatizzatore e filoamericano per eccellenza, cioè il PD (2009), una mossa che passò come una semplice provocazione, come se non si fosse mandato in realtà un segnale di legittimazione rivolto al centrosinistra e alla sua forza principale, fra l’altro assecondando il luogo comune cretino per cui gli ignavi del “popolo di sinistra”, i buoni, hanno ancora bisogno di una vera guida che intervenga in loro soccorso a salvarli dai vecchi rappresentanti dirigenti, i cattivi, perché troppo morbidi con il nano.

Ciliegina sulla torta, l’assenza di un orientamento sulle questioni internazionali (si vedano ad es. i suoi post sulla guerra contro la Libia - non si capisce mai da che parte sta) e la visione d’impianto neoliberista in campo economico (nel suo programma figurano moneta elettronica obbligatoria e abolizione del valore legale del titolo di studio), condita da una critica moralista degli “eccessi” della finanza e dal refrain “facciamo come l’America”, dove “la giustizia funziona”.

Dato che le sue basi sono queste, si intuisce che il grillismo ha la funzione di mero parafulmine elettorale del malcontento che sta crescendo fra le persone comuni, per impedire che possa dare vita a un fronte di protesta contro governo dei mercati, UE e grande finanza. Il guaio è che già da ora sta intercettando consensi fra gli astensionisti e i delusi dalla Lega, sola forza parlamentare rimasta in opposizione a Monti e guardacaso colpita da uno scandalo mediatico-giudiziario per screditarla presso le categorie sottomesse che l’hanno da tempo sostenuta (operai, pensionati, piccoli imprenditori e commercianti). Del resto, si può ben immaginare che i voti conquistati vengano regalati, in un secondo momento, al centrosinistra. E c'è da aspettarsi che con l'exploit del leader genovese migliaia di trombati, finti agitatori, voltagabbana e opportunisti di ogni parte d’Italia si scoprano improvvisamente "movimentisti", e vadano a ingrossare le fila delle liste grilline sperando in una poltrona da consigliere. 

In conclusione: siamo di fronte a un autentico movimento di protesta, che magari possa trasformarsi in una forza di liberazione del paese dalla globalizzazione finanziaria e dal dominio USA? Assolutamente NO, ed ora è tempo di smascherare seriamente l’ambiguità di questo ennesimo fenomeno funzionale al sistema. Finora ci si è limitati a citare il legame di Grillo con il gruppo mediatico-finanziario-multinazionale della Casaleggio, ma questo aspetto non dimostra da solo la disonestà del personaggio - anche perché i cinquestellati minimizzano in vari modi, affermando che lui è un comico e non vuol'essere un leader, che è un semplice “ispiratore” dei meetup e dei gruppi locali, in ogni caso autonomi da lui, e così via.
Adesso che bisogna far capire alla maggioranza degli italiani, ancora inferocita con i politici e i loro privilegi, quali sono i veri responsabili della situazione attuale, la menzogna anticasta e antiberlusconiana del grillismo costituisce un enorme incentivo alla menzogna, che rovina tutto il lavoro portato avanti dai veri critici del sistema per smuovere le coscienze dei cittadini ignari. È questa mistificazione che dobbiamo denunciare e combattere.

ANDREA RUSSO

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