mercoledì 12 novembre 2014

Chiuso - online per consultazione

Questo blog raccoglie a fini di consultazione tutti gli articoli scritti dal 2010 fino al 2013 dai futuri autori del blog-foglio d'informazione Lente d'Ingrandimento (che trovate all'indirizzo http://lalentedibari.blogspot.it) e documenta tutte le iniziative e battaglie (locali e nazionali) da loro condotte nello stesso periodo.

martedì 8 ottobre 2013

sistema Puglia: sprechi sanitari e politici incoscienti

Quando ci si avvicina per necessità a una qualsiasi struttura ospedaliera in Puglia il primo pensiero che viene in mente  è di dover confrontarsi con la desertificazione sanitaria causata sicuramente dal disastro politico, senza però sottovalutare  la leggerezza con cui le istituzioni hanno fronteggiato negli anni il processo corruttivo sostenuto da  una mentalità diffusa di tolleranza agli intrallazzi. Eppure non più di un anno fa, dopo i mega scandali, ormai sopiti e rientrati, eravamo stati rassicurati dalle parole speranzose del Governatore della Regione Puglia e dell'assessore Attolini:
In tutte le città  -  ha detto Vendola nel 2012 -  noi dobbiamo continuare a implementare la rete dei servizi socio-assistenziali territoriali. I vecchi piccoli ospedali si stanno trasformando in contenitori di servizi nei confronti dei cittadini, in luoghi utili per diventare case della salute, in poliambulatori e consultori. Oggi, invece, presentiamo con un finanziamento previsto di 522 milioni di euro cinque nuovi ospedali, che insieme all'ospedale della Murgia e insieme a tutte le strutture che stanno sorgendo da una importante attività, che è anche attività edilizia, definiscono una rete ospedaliera evoluta, moderna e di grande qualità". 
“Noi - ha spiegato Attolini - avevamo un ospedale ogni 2,5 comuni, con un tasso di ospedalizzazione tra i più alti d'Italia e una percentuale di ricoveri inappropriati: nel 2010 era del49%. Su 102 ospedali, solo 11 coprivano il 50% del totale dei ricoveri. E i 19 ospedali riconvertiti garantivano solo il 3% dell'offerta". Attolini ha infine ricordato che, "con la chiusura della prima fase del Piano di rientro e il taglio di 1.400 posti letto, si sono ridotti del 13% i ricoveri inappropriati e il tasso di ospedalizzazione è sceso a 200 da 218, rispetto a quello medio nazionale che è dei 180".
Queste sono state le conferme forniteci nel 2012, allo stato attuale,però la rete dei servizi socio-assistenziali sembra essere divenuta inesistente, non solo  ma dei piccoli ospedaletti , che sprecavano denaro pubblico, per cui andavano trasformati in luoghi utili per la salute dei cittadini e poliambulatori, non se ne vede l’ombra. Anzi  l’unica certezza sono le disumane distanze tra un centro ospedaliero e l’altro per cui un incidente o un malore, che potrebbe sopravvenire in piena estate in una strada ad alto scorrimento come la 16 bis , vedrebbe e vede il malcapitato costretto a vagare per chilometri e spesso rimanere bloccato nell’ intasatissimo traffico costiero prima di poter sperare di  giungere in un qualsiasi pronto soccorso della zona a Bari o a Carbonara (parliamo di un raggio di oltre 40 chilometri), con il rischio serio di vedere compromessa non solo la sua salute ma la propria vita.
E’ sotto gli occhi di tutti la caduta libera nei servizi sanitari pugliesi, che sicuramente ci pone agli ultimi posti nel mondo,  e non è un caso che giornali e tv ne cominciano a parlare  ma sembra che  nessuno, per lo meno pochissimi, parli delle spese per gli investimenti strutturali  su ospedali che vengono poi chiusi tipo Triggiano, Mola, Putignano, Gioia del Colle, Monopoli.
Oppure Ospedali non terminati come quello della Murgia iniziato anni 90 (Previsti 60 miliardi di lire). Attualmente si parla di 200 milioni di euro compresi  i 25 milioni per gli arredi. Senza parlare poi dei cantieri infiniti del Di Venere con finanziamenti di 52 milioni di euro e il Policlinico di Bari, erano fondi europei previsti dall’accordo di programma del 2004 che prevedeva per la Puglia  la realizzazione di 41 interventi prioritari per la riqualificazione della rete ospedaliera  e territoriale, fondi che andavano necessariamente “appaltati”, e manco a dirlo tra i 41 interventi c’è anche il Di Venere che si ritrova così straordinarie  sale chirurgiche di ultima generazione e ambienti alla moda  vuoti !
Non sembra nemmeno un problema l’ingolfamento delle grandi strutture ospedaliere dellelunghe attese che impone la burocrazia e l’interesse di quei politici che portano avanti azioni di risposta veicolate sembra più a un proprio tornaconto elettorale, che a porre freno alla dissennata politica sanitaria di questo sventurato territorio.
Sempre sull’onda del risparmio e delle promesse mancate ci si dimentica di informare i cittadini che non ci sono soldi per l'assistenza domiciliare e fisioterapia per via dei  tagli alle prestazionie  dei milioni euro tolti alla ASL Ba 4, per la stessa ragione  non ci sono soldi per il 118 con mancata stabilizzazione del personale, assenza elisoccorso con pagliacciata della collocazione degli elicotteri a Foggia ed una pista su Asclepios non utilizzabile per grosse macchine, oltre all’abolizione delle piste nel Di Venere e S.Paolo (Bari). Va ricordato che la Puglia è una regione lunghissima per cui un intervento urgente che richiede l'utilizzo di un elicottero a Santa Maria di Leuca (estrema punta della regione) può diventare superfluo.
Sarebbero queste ultime indispensabili per gli interventi di pronto soccorso lì dove i punti di primo intervento sono inefficienti, dal momento che la decisione della Asl ha ridotto l’orario al solo turno diurno in aperta contraddizione con il  B.U.R.P n.6 del 12 Gennaio 2010 che si rifà all'art. 94 del prefato ACN prevede al comma 1 che l'attività del servizio 118 si esplica nell'arco delle 24 ore.
A rigor di logica si deduce che  la Asl Bari non può chiudere nelle ore notturne perchè tale compito spetta alla Regione e soprattutto perchè il 118 opera h 24.
Alle domande infuocate di operatori sanitari e semplici cittadini le giustificazioni sfiorano il ridicolo  surreale, se non ci fossero di mezzo vite umane “a Mola di Bari, è stato risposto, così come a Polignano o a Ruvo di Puglia ecc,  la notte ci sono pochi accessi!!!”
Se  in estate questi comuni veleggiano sull'ordine dei 60.000 abitanti e più... come può una regione che si vuol porre all'avanguardia garantire un efficace servizio di tutela sanitaria con questi numeri? e dove sono i poliambulatori territoriali? e lo snellimento dei ricoveri inappropriati come si si combinano con le  lunghissime file nei pronto soccorso, con la disperazione degli ammalati e dei familiari e con i pochissimi che denunciano, e i molti  stanchi o speranzosi che "almeno noi speriamo di cavarcela?"
di Adele Dentice

martedì 11 giugno 2013

L'hospitium Sancti Nicolai


L'hospitium Sancti Nicolai

Ospitava gratuitamente pellegrini  e i malati, quelli poveri, questo accadeva in una Bari “inospitale”  nel Medioevo, ora dopo svariati secoli e da un centinaio di anni a destinazione  scuola, si trasforma piano piano in una parte del museo che accoglierà l’altare restaurato di San Nicola (oltre 200.000 euro donati da un signore russo!) . Al Fortino, il sindaco di Bari circondato dai noti volti  della elegante sinistra moderata cittadina, dall’immancabile codazzo della stampa ufficiale, assessori, amici e compiacenti oppositori ha aperto un dibattito sulla questione San Nicola ovviamente senza nessun cittadino comune barese, a cui sembra che dell’altare di San Nicola non importi nulla, ma si sa il cittadino barese per eccellenza  è tendenzialmente incolto e amante del buon cibo, quindi spesso rimane insensibile alle grandi manifestazioni culturali e all’ipotesi di un eventuale prestigioso museo nicolaiano al posto di una decadente, abbandonata e ricca di topi ( a detta del direttore del museo nicolaiano), oltre che inefficace, scuoletta di periferia nel centro della città storica (secondo Il sindaco). Ovviamente, le previste  timide rivalse di qualche maestra della Piccinni  accompagnate dai  soliti parolai di turno che col cuore in mano decantano la bontà e l’allegria e l’ingenuità dei bimbi barivecchiani, ormai specie rara e ricercata dal momento che gli originari o sono morti o stanno trascorrendo  vacanze obbligate in qualche casa circondariale oppure si sono dispersi nelle numerosissime periferie anonime di questa accogliente città. Promesse e garanzie di cultura, che è l’anima… del “commercio”, poiché la storia come la cultura ha valore se vi è una ricaduta in termini economici o di credenziali politiche, se no a che serve e sotto  la lente d’ingrandimento  e senza ironia riappaiono  le affermazioni del 22 novembre 2004, quando il neo eletto sindaco affermò durante il Consiglio Comunale che “bisognerà aprire spazia chi fa cultura e arte , valorizzando il patrimonio culturale locale nella sua storica molteplicità , valorizzando grandi complessi esistenti attraverso la regolare organizzazione in essi di iniziative culturali di primo rilievo “
Ingenuamente pensammo a contenitori come i teatri, sbagliammo poiché evidentemente ci si riferiva ad altri contenitori come appunto la scuola inservibile, con l’unica eccezione del più grande fallimento della politica degli ultimi anni il Petruzzelli e la sua Fondazione lirico-sinfonica, commissariata dopo l’addio del sindaco Michele Emiliano per lo scandalo assunzioni e buco di bilancio (2 milioni di euro di perdite nel 2011, poi 63mila euro di attivo nel preconsuntivo 2012), chepur di incassare soldi, ha aperto le porte a tutti, da Baglioni al Congresso nazionale degli avvocati. Certo se la vita culturale di una città si misura dai teatri e dalla conoscenza,noi baresi siamo messi proprio male! il  Margherita in stand-by per lo scontro tra Comune e Regione sul suo destino (un centro per l’arte per il primo, “solo” teatro per il secondo); il Kursaal Santa Lucia, dopo essere stato bloccato dal 2007 dal susseguirsi di  ricorsi ,  la Regione che l’ha preso sottocosto a poco più di 2 milioni (diritto di prelazione, ma 4,5 euro in meno dell’offerta di Stefano Zorzi). Poi c’è il teatro più antico prestigioso Piccinni chiuso per restauro fino al 2015, la casa editrice  Laterza che,  dopo  117 anni  di prestigiosa attività, ha dovuto  cedere l’ingresso principale della libreria,  aperto nel 1963 su via Sparano, il cuore della città, a Prada.  Senza poi parlare del declassamento operato dagli scandali universitari da “parentopoli” nella facoltà di Economia feudo delle famiglie Massari, Tatarano e Girone; ai test d’ingresso truccati a Medicina con 3 condanne e 33 patteggiamenti, sino alla docente di Scienze delle finanze e promotrice finanziaria che è scappata con quasi 20 milioni di euro in tasca e, per i pm baresi, li avrebbe raccolti tra clienti-risparmiatori per investirli su titoli falsi, ma queste sono altri fatti,  per fortuna c’è l’altare gigantesco di San Nicola a proteggerci un enorme mausoleo alto 4 metri e largo e lungo altrettanto, che non è un’opera di maquillage superficiale e distruttivo ma “un presupposto di equità sociale, una potenzialità di scambio culturale e di sviluppo economico”; già,… ma per chi?

sabato 25 maggio 2013

Vecchi Vizi e Pubbliche Virtù (I Parte)

 VECCHI VIZI E PUBBLICHE VIRTU’ (I parte)

Per l'amore dei nostri figli le energie rinnovabili sono importanti è un business che può vivere per sempre. Sembra un insegnamento salvifico-ambientalista, invece a parlare è un imprenditore indagato dalla procura anti-mafia di Palermo che dialoga con  il boss Vincenzo Funari. Una visione missionaria che tutela gli imprenditori del settore  e il megagiro d’affari, decisamente superiore a quello della droga (ex ministro Clini), e privilegi  connessi, che in questa fase di profonda crisi, non solo non sono stati azzerati ma addirittura sono stati rimpolpati da altri incentivi sino a tutto il 2015 per una durata di 15/20 anni, si parla di un giro di affari di 80 miliardi di euro stanziati dallo Stato  a cui difficilmente faccendieri e imprenditori sapranno rinunciare; sono guadagni sicuri per due decenni senza rischio d’impresa, poiché l’energia è un bene indispensabile e le rinnovabili non hanno nemmeno costi di materie prime. Inoltre essendo queste energie pulite gli imprenditori godono, in molti casi,  anche della benevolenza delle grandi associazioni ambientaliste
Pur senza voler generalizzare ma Dove c’è denaro c’è malavita diceva il pentito della Sacra Corona Unita  brindisina, Ercole Penna , che incastrò il noto imprenditore Tagliente importante informatore dei malavitosi in merito agli appalti locali legati alle rinnovabili; grazie anche alle sue dichiarazioni fu ulteriormente chiarito ciò che noi avevamo intuito in merito ai meccanismi di infiltrazione  della malavita organizzata pugliese  nel tessuto connettivo delle amministrazioni territoriali, in particolare  nel settore eolico e quello del fotovoltaico, il cui  promotore   fu Andrea Bruno che, nel 2005 a Torre Santa Susanna, investi per un vasto parco eolico, poi, da quel 2005 la Puglia divenne la prima regione d’Italia come numero d’impianti eolici e fotovoltaici!! Si tratta ovviamente di eolico industriale e di impianti di grandi dimensioni (…non si é dato nessun sostegno concreto invece ai piccoli impianti per abitazioni e piccole imprese) quelli che realizzati da grandi imprese, hanno saputo giovarsi dei lauti contributi messi a disposizione dal nostro paese che sono i più alti d’Europa (e che gravano sui noi contribuenti).In Italia poi c’è il paradosso dell’eolico che a rigor di logica   è  poco appetibile e remunerativo considerata la scarsa ventosità della sua superficie territoriale,  nonostante ciò, e a dispetto della bassa potenzialità eolica, l’Italia ha visto una forte crescita di impianti. A fine 2011 era al terzo posto in Europa. In particolare, tra 2005 e 2011, la capacità di generare energia dal vento è crescita del 32% l’anno contro il 21% del resto d’Europa gli incentivi e l’entusiasmo per la green economy (Università Cattolica e centro Transcrime di Milano (Stefano Caneppele, Michele Riccardi e Priscilla Standridge 2011) hanno finito con l’aprire le porte alle infiltrazioni della criminalità organizzata. Lo studio ha analizzato 15 inchieste delle Procure condotte sul binomio criminalità-business energetico, da Avellino a Catanzaro da Trapani a Foggia ed  emerge la capacità di camorra, ‘ndrangheta & c. di entrare in questo mondo, attraverso vari passaggile procedure di autorizzazione, la raccolta di fondi (anche dalle banche), la realizzazione e il controllo degli impianti. Inoltre l’assenza di regole chiare nel campo dei wind farm ha garantito larga discrezionalità ai pubblici ufficiali locali. Solo nella zona del nord della Puglia assistiamo alla selva di oltre 1600 pale eoliche tra Sant'Agata, Accadia, Troia, Foggia, Lucera, Melpignano. Nel 2013 comunque si è passati al sistema delle aste nell’assegnazione degli incentivi indetta dal GSE, che metteva a disposizione 500 MW ma di offerte ne sono arrivate solo per 442 MW e solo per 3 regioni del Sud tra cui la Puglia che supera tuttte con 181MW come si evince dalla tabella stralciata dal sito della GSE
Società
Regione
Provincia
Comune
Potenza di picco
EDP RENEWABLES ITALIA SRL
PUGLIA
TARANTO
LATERZA
14
EDP RENEWABLES ITALIA SRL
PUGLIA
TARANTO
CASTELLANETA
16
GAMESA ENERGIA ITALIA SPA
CALABRIA
COSENZA
MONGRASSANO
16
ELETTRO SANNIO WIND 2 SRL
CALABRIA
CATANZARO
TORRE DI RUGGIERO
10
EDP RENEWABLES ITALIA SRL
BASILICATA
POTENZA
BANZI
10
C&C OPPIDO LUCANO SRL
BASILICATA
POTENZA
OPPIDO LUCANO
20
LATERZA WIND 2 SRL
PUGLIA
TARANTO
LATERZA
12,3
PONTE ALBANITO SRL
PUGLIA
FOGGIA
FOGGIA
27,2
BREATHE ENERGIA IN MOVIMENTO S.R.L.
BASILICATA
POTENZA
MELFI
51
EVENTO CIRO' SRL
CALABRIA
CROTONE
CIRO'
30
ALFA WIND SRL
BASILICATA
POTENZA
MELFI
30
ANDALI ENERGIA
CALABRIA
CATANZARO
ANDALI
36
EOLSIPONTO SRL
PUGLIA
FOGGIA
MANFREDONIA
17,5
FRIEL SAN CANIO SRL
BASILICATA
MATERA
GORGOGLIONE
24
NUOVA ENERGIA SRL
PUGLIA
BARI
GRAVINA IN PUGLIA
72
ENEL GREEN POWER SPA
PUGLIA
BRINDISI
SAN VITO DEI NORMANNI
12
SAVA ENERGIA SRL
PUGLIA
TARANTO
SAVA
10
ERG EOLICA BASILICATA S.R.L.
BASILICATA
POTENZA
PALAZZO SAN GERVASIO
34

 I parte

mercoledì 22 maggio 2013

L'ultimo respiro: la crisi irreversibile del sistema formativo


Si parla di boccata d’ossigeno per la scuola rispetto alla notizia di pochi giorni fa la quale annunciava che la commissione Bilancio della Camera ha approvato un emendamento che cancella i tagli previsti per un totale di 75 milioni di euro da operare in due anni: il 2014 e il 2015, più che ossigeno direi l’ultimo respiro del morente, la scuola è e continua ad essere la maschera del mercato, lo certifica il decreto non abolito n.72 dell’8 marzo del 2013 che di fatto ha consegnato all’Invalsi il sistema di valutazione e autovalutazione della scuola pubblica, che viene controllata quindi da nuclei esterni. 


Questi nuclei, esterni e misteriosi è bene ribadirlo, saranno incaricati di intervenire direttamente sui percorsi di miglioramento dell’apprendimento e sul funzionamento delle scuole. Viene, con questo atto, persino indebolita la pur discutibilissima legge del 15 marzo 1997 n. 59 (autonomia scolastica)- Capo IV-Art. 21 comma 9 in cui si afferma che "L'autonomia didattica è finalizzata al perseguimento degli obiettivi generali del sistema nazionale di istruzione, nel rispetto della libertà di insegnamento, della libertà di scelta educativa da parte delle famiglie e del diritto ad apprendere. Va sottolineato inoltre che con l’ approvazione del decreto abbiamo assistito a un vero ricatto infatti la scuola italiana, se non ci fosse stata la ratifica, “non avrebbe più avuto accesso ai fondi europei”, come da impegni assunti nel 2011 dall’Italia con l’Unione europea, in vista della programmazione dei fondi strutturali 2014/2020 , per consolarci del colpo mortale inferto alla libertà di insegnamento ecco sopraggiungere il contentino del nuovo governo Letta dei 75 milioni distribuiti in due anni, meno di briciole. L’aspetto più velenoso di questo definitivo ultimo attacco alla scuola lo verificheremo sulla nostra pelle, a settembre, quando personale amministrativo, docenti e dirigenti scolastici dovranno render conto del loro operato a un'agenzia esterna (che ha già dato pessima prova) e a genitori trasformati in acquirenti del "prodotto scuola" immesso sul "mercato". Il decreto, infatti, obbliga alla pubblica rendicontazione sociale delle istituzioni scolastiche, che sarà effettuata da un’ agenzia esterna i cui risultati non potranno essere messi in discussione, per cui il ministero, giunto il momento delle iscrizioni, renderà pubblico il presunto valore delle istituzioni scolastiche, in modo che “la diffusione dei risultati raggiunti, attraverso indicatori e dati comparabili”, consenta alle famiglie di scegliere le scuole migliori. E quali saranno le scuole migliori? Secondo i criteri Invalsi quelle che meglio delle altre avranno risposto all'imposizione di test standardizzati che valutano il "merito" a scapito del tempo dedicato alla formazione di coscienze critiche alla fine c’è da chiedersi cosa si vuole realmente misurare realmente con l’Invalsi? Com'è possibile quantificare il livello d’apprendimento di un bambino solo per alcune materie e altre no? Perché fare solo domande chiuse che non permettono allo studente di esprimere la sua capacità di rielaborazione personale, di riflessione, di interpretazione?

giovedì 25 aprile 2013

Democrazia del Pubblico o dei dominati?


Una rappresentanza, quella della nostra politica,  che da venti anni è stata delegittimata grazie al sistema parlamentare porcellum; ma non solo,  credo fortemente che l’origine sia più da ricercare nella trasformazione dei partiti che si sono configurati da tempo come  centri oligarchici slegati da ogni realtà territoriale, sciogliendo quei gradi intermedi ( considerando anche  le associazioni , movimenti di opinione ecc,)  che avrebbero dovuto tutelare ogni deriva dispotica. Nella sua prima formulazione il governo rappresentativo  coincideva  con i partiti di massa fortemente ancorati a blocchi ideologici e in stretto contatto con la base, che direzionava le scelte politiche e le strategie. Un breve periodo, poi si è ceduto alle scelte elitarie
scollegandosi definitivamente dai bisogni del mondo reale che con la crisi ha determinato spinte di dissenso e  il desiderio di “contare” del popolo ormai  espulso dai processi decisionali. Prima o poi l’ esplosione sarebbe avvenuta che sia stato il M5 stelle a cavalcare l’opposizione o altro certo è che si corre  il pericolo di ridursi ad essere una calamita attrattiva degli scontenti facilmente demonizzabile dai media di sistema.

La decadenza della democrazie e dei partiti di massa, ormai centri di potere legati ai grandi poteri finanziari e alle mafie  locali come basi elettorali, ha prodotto  in politica la strategia del marketing (slogan facilmente decodificabili che anticipano i desideri e direzionano la volontà), i monologhi berlusconiani sono stati ben presto superati dalla condivisione reticolare delle informazioni , dalla partecipazione al processo di creazione e trasmissione  del pensiero  con l’effetto immediato  di creare un contatto diretto tra il singolo ed il leader, indebolendo il peso specifico  delle identità collettive, in tal modo  l’eletto diventa un “fiduciario” dei singoli, non più un delegato, rappresentante di una linea politica specifica e definibile. E’ vero che si è venuto affermando un modello di mobilitazione più “calda”,ma  è altrettanto  vero che ci troviamo di fronte ad un elettorato fluido e tendenzialmente infedele che risponde più al tipo di “offerta” momentanea legata all’immagine dei singoli che a una ricompattazione intorno ad un nucleo identificativo politico e sociale. Il pericolo è  l’incremento dell’atomizzazione sociale, che compromette ogni forma di rivendicazione, e la più infida  nascita di  una nuova forma di élite politica, che sa scegliere  le differenze e le divisioni più efficaci e vantaggiose per se stessa, insomma ancora una volta una pseudo democrazia

Sembra sbriciolarsi ogni ipotesi ideale  di attivazione della democrazia, soprattutto nella pratica delle elezioni, già  nell’antica Atene di  Aristotele o per  Rousseau e Montesquieu il sistema di rappresentanza è ben lontano da essere uno strumento democratico,molte più garanzie le offre l’estrazione a sorte che garantisce l’effettiva uguaglianza tra i candidati, affidare alla casualità ciò che un qualsiasi sistema di voto rappresenta un rischio

domenica 14 aprile 2013

I PRIMATI DELLA MORTE


E Bari o meglio Carbonara con il suo Grande Ospedale
Di Venere, è tra i primi posti in classifica
 I numeri dell’ Agenas, Agenzia nazionale per i servizi sanitari , sono impressionanti quando relazionano sui sei ospedali pubblici di grandi dimensioni con un rischio di decesso dei pazienti superiore alla media nazionale, le medagliette sono attribuite all’ospedale civile di Venezia, il San Paolo a Civitavecchia, il San Giovanni Evangelista di Tivoli, il San Paolo a Napoli, il Gravina e San Pietro di Caltagirone e Udite Udite all’ospedale Di Venere di Carbonara – Bari uno dei principali ospedali baresi e pugliesi. In questo ospedale  c'è un reparto nel quale si rischia parecchio,  di morire: neurochirurgia, ridotta ai minimi termini con ginecologia  (punti di riferimento per i pazienti di tutta la Puglia), e fisiopatologia respiratoria e pediatria. Neurochirurgia, reparto unico dell’intera Asl provinciale , prevede interventi delicatissimi ormai ineseguibili a causa dei tagli che il reparto subisce ormai da anni, oltre all’ impressionante degrado strutturale  in cui verte. Non va meglio per Anatomia patologica ormai smantellata con gravi disagi per i pazienti e ritardi nelle consegne dei referti. All’aspetto trasandato dei reparti di questa enorme struttura fa da contraltare  il cantiere aperto a cui è sottoposta  per via di imponenti opere di ristrutturazione Al “Di Venere” infatti sono in corso lavori per 23 milioni di euro, di cui il 35 % erogati dalla Regione e il restante sono fondi europei, con la modifica della viabilità, il risanamento alberghiero dei reparti di degenza, le sale operatorie, nuove di zecca, praticamente  del tutto inutili, dal momento che mancano  gli operatori sanitari e i medici . E allora noi, comuni mortali, quelli cioè che pagano tasse e imposte per godere dei servizi pubblici, ci chiediamo come mai si licenzia il personale di una mega struttura ospedaliera  e si continua a costruire, risanare ristrutturare? Mistero dei fondi europei che corrono sempre lì, nelle solite tasche